C'era una volta un vecchio conte che aveva un unico figlio, così stupido che non riusciva ad imparare niente.
Allora il padre prese una decisione e disse al figlio:
"Figlio mio, devi andare via di qua, perché io non riesco a farti entrare niente in testa. Ti affiderò ad un maestro più bravo di me, che cercherà di insegnarti qualcosa."
Il giovane fu mandato in una città straniera e rimase da un maestro per un anno intero.
Quando tornò a casa il padre gli chiese:
"Allora, dimmi. Cos'hai imparato?"
E lui rispose: "Padre, ho imparato che i cani abbaiano."
"Misericordia!" esclamò il padre "Tutto qui quello che hai imparato in un anno? Ti manderò in un'altra città da un maestro più bravo.
E così avvenne. Il ragazzo fu mandato da un secondo maestro per un anno intero.
Quando tornò a casa, il padre gli chiese:
"Allora, dimmi. Cos'hai imparato?"
"Padre" rispose il figlio "ho imparato quello che dicono gli uccelli."
Il padre si infuriò: "Ma, come? Sciagurato! Hai sprecato tutto questo tempo senza imparare nulla e non ti vergogni neppure di comparirmi davanti? Adesso basta. Ti manderò da un altro maestro, ma se anche questa volta non imparerai nulla non sarò più tuo padre!"
Detto questo, mandò il ragazzo da un altro maestro in un'altra città e lì rimase per un altro anno.
Quando ritornò a casa il padre gli chiese:
"Allora dimmi. Cos'hai imparato?"
Il figlio rispose: "Padre, ho imparato quello che gracidano le rane."
Il padre a sentire queste parole andò su tutte le furie, chiamò la servitù e disse: "Vedete quest'uomo? Non è più mio figlio. Lo caccio via e vi ordino di portarlo nel bosco e ucciderlo!"
I servi obbedirono, lo portarono nel bosco, ma ebbero pietà e lo lasciarono vivere. Per dimostrare al vecchio conte di aver eseguito gli ordini, gli portarono gli occhi e la lingua di un capriolo.
Il giovane scappò via e si addentrò nel bosco. Dopo aver camminato per un bel po' di tempo, giunse ad un castello e chiese di essere ospitato.
Il castellano gli disse:
"Va bene, ma dovrai dormire nella vecchia torre, ti avverto che è molto pericoloso avventurarsi in quel posto, perché è pieno di cani ferocissimi, che abbaiano tutto il giorno e ad una certa ora devono mangiarsi un essere umano, che si divorano in un attimo."
Per questo tutta la regione viveva nella paura e nella tristezza e nessuno sapeva cosa fare per risolvere il problema.
Il giovane non aveva nessun timore e disse: "Lasciatemi andare da quei cani furiosi, datemi soltanto qualcosa da mangiare per loro, a me non faranno nulla."
Si dimostrò così sicuro che lo lasciarono andare, gli diedero un po' di cibo per i cani e infine lo condussero alla torre.
Quando entrò i cani gli andarono incontro scodinzolando allegramente, mangiarono quello che aveva portato, senza torcergli nemmeno un capello.
Il mattino dopo il ragazzo si presentò al castellano sano e salvo e tutti furono sorpresi di vederlo.
Il giovane disse al castellano:
"I cani mi hanno spiegato nella loro lingua perché sono così arrabbiati e recano tanto danno al paese. Sono stregati e devono custodire un immenso tesoro nascosto nella torre. Si calmeranno solo quando qualcuno troverà il tesoro. Ascoltando il loro discorsi ho capito anche come trovarlo."
Tutti furono molti felici di sentire quelle parole e si rallegravano al pensiero di liberarsi da quei cani.
Il castellano disse:
"Se riuscirai a trovare quel tesoro, ti darò in sposa mia figlia."
Il giovane accettò e si mise a cercare il tesoro, che trovò subito.
I cani feroci se ne andarono via e di loro non si seppe più nulla. Tutta la regione fu liberata da quel terribile problema.
Il ragazzo sposò la figlia del castellano e vissero felici. Trascorse un po' di tempo e il giovane decise di andare a Roma con la sua sposa.
Lungo la strada passarono davanti ad uno stagno, nel quale gracidavano le rane. Il giovane ascoltò con attenzione quello che le rane dicevano e comprese le loro parole. D'un tratto divenne triste e pensieroso, ma non disse nulla alla moglie.
Finalmente arrivarono a Roma. Il papa era appena morto e i cardinali dovevano decidere chi fosse il degno successore, ma erano molto indecisi. Alla fine presero una decisione: avrebbero capito chi doveva diventare papa perché la persona predestinata avrebbe manifestato un segno divino.
Avevano appena deciso questo, che entrava in chiesa il giovane e due colombe bianchissime gli volarono sulle spalle e vi rimasero tutto il tempo.
Il clero giudicò questo il segno divino che aspettavano e chiesero subito al giovane uomo se voleva diventare papa. Questi era molto incerto e non sapeva se ne era all'altezza, ma le colombe gli parlavano e gli suggerirono di accettare. E allora disse di "Si".
Fu unto e consacrato papa e così si compì ciò che avevano predetto le rane nello stagno e cioè che sarebbe diventato il Santo Padre.
Dovette anche dire la messa, ma non sapeva neppure una parola, anche qui vennero in aiuto le colombe che gli suggerirono tutte le parole, una per una. Così divenne papa e governò saggiamente per il resto dei suoi giorni.
Riadattamento by Ximi
Le parole difficili:
In questa bella fiaba ci sono alcune parole difficili, che ho segnato con un bel colore violetto, qui di seguito c'è un piccolo dizionario con i significati delle parole e le alternative più semplici se i vostri bambini sono molto piccoli.
Comparire: presentarsi all'improvviso davanti a qualcuno.
Gracidare: verso delle rane.
Castellano: signore del castello.
Divorare: mangiare avidamente.
Scodinzolare: muovere velocemente la coda.
Cardinale: collaboratore del papa.
Indeciso: insicuro, incerto.
Consacrato: riconosciuto in modo solenne, attraverso un rito religioso.
Ad esempio, quando si decide chi farà il papa, viene organizzato un rito religioso, con il quale si riconosce in quella persona il Santo Padre.
Con l'aiuto di mamma e papà:
Ogni tanto mi metto a pensare alle scene domestiche nelle quali leggerete queste fiabe ai vostri bambini e, come mio solito, mi diverto ad immaginare le mille domande dei vostri frugoletti curiosi...
Oggi però ne ho qualcuna per voi e se vorrete, potreste rendere vive le vostre esperienze e condividerle con gli altri bambini che vorranno aderire a questa piccola idea che ho chiamato: le "Chicche-Fiabe".
Cosa sono le Chicche Fiabe? Sono un angolo per voi dove scrivere ciò che i vostri bambini hanno detto delle fiabe, le reazioni, i personaggi preferiti, la parte della fiaba che è piaciuta di più. Le frasi buffe e quelle allegre.
Insomma uno spazio dove i bambini si potranno rivedere e con il vostro aiuto postare nel blog, attraverso i "commenti" alla fine di ogni articolo oppure con la casella "contatti".
Verrà creato uno spazio tutto per loro creativo e simpatico. Naturalmente, se vorrete potrete scrivere il nome del bambino, l'età e la frase che vi ha colpito.
Oppure usare questi spunti, per fare
4 chiacchiere con i vostri bambini.
Gli spunti per le Chicche Fiabe di questa settimana:
questa fiaba s'intitola "I tre linguaggi", adesso che l'hai ascoltata tutta, che titolo gli daresti tu? Prova a pensarci, ma non tanto...!
Se dovessi disegnare il ragazzo, protagonista della fiaba, come lo faresti?
C'è una parte della fiaba che ti è piaciuta di più? Qual è?
Vuoi sapere qual è la parte che è piaciuta di più a me? Be' sicuramente quando il ragazzo sapeva sempre cosa dicevano gli animali.
Ciao a presto.... by Ximi....
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