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lunedì 18 giugno 2012

Lo studio dei colori partendo da Seurat

Seurat è stato uno dei miei pittori preferiti e devo ammettere che ce ne sono tanti di quel periodo che hanno suscitato il mio vivo interesse: essendo miope come una talpa, mi sono subito emozionata scoprendo l'impressionismo, ma soprattutto il divisionismo che sembrava rappresentare al meglio il mio difetto visivo. Quei puntini così accavallati e sparsi e modellati all'infinito esprimevano il mio modo di vedere la realtà, come un lampo, un segnale di qualcosa che era già stato detto, ma che mi scuoteva, mi spingeva alla ricerca di quella tecnica. Subito!
E' così, almeno per me. Correre subito per comprendere i dettagli e avere la smania inconsapevole della giovinezza per aprire bauli contenenti i segreti che altri hanno già scoperto... Avere il tempo per fare tutto, assimilare tutto lo scibile condiviso nell'arte. Ma occorre avere
pazienza...
http://herve.delboy.perso.sfr.fr/Chevreul.html
Così ho ripercorso gli studi intrapresi da Seurat sul colore, un cammino straordinario.
Gli studi di Chevrel chimico e alchimista, sui contrasti di colore da applicare alle industrie tessili, ma che venne ampiamente sfruttato dal mondo dell'arte. Leggendo la sua biografia ho sorriso su alcune note sull'uso dei colori nei cappelli delle donne...
"Un cappello nero con piume o fiori bianchi, rosa o rosso, ad essere onesti, non è adatto alle donne brune, non si ottiene un buon effetto. invece si possono aggiungere fiori o piume arancio o gialle e così via. Il cappello bianco opaco è adatto solo con i garofani bianchi, o rosa, il cappello blu scuro  non può fare a meno di accessori arancioni o gialli. Il cappello verde e' adatto a donne dalla carnagione rosa, o comunque chiara. Il cappello rosa andrebbe usato accostandolo al bianco, verde o meglio e lasciandolo separato dalla pelle del viso utilizzando accessori. Per chi ha i capelli biondi il cappello viola non è indicato o comunque andrebbe separato dal viso con accessori gialli"
Chevreul scoprì la legge del contrasto simultaneo dei colori, la teoria delle ombre colorate e creò la ruota dei colori che porta il suo nome: ogni sfumatura è definita da un numero che può essere riprodotto fedelmente. Una vera e propria rivoluzione nel concetto del colore.
La ruota dei colori comprende 72 colori e il proprio complementare si trova al lato opposto della sfera. Chevreul aveva scoperto che i colori si possono esaltare o essere, per così dire, nocivi tra loro.
La sua teoria in breve era questa:

"... due colori usati su sfondo neutro vengono percepiti dall'occhio umano in modo diverso."

Da questo concetto Seurat formulò la sua teoria della "mescolanza ottica", secondo la quale due colori accostati non vengono percepiti dall'occhio umano distintamente, ma sotto forma di una mescolanza che origina un colore nuovo. Da qui nasce la tecnica di punteggiare con colori diversi e complementari, sfruttando queste nuove teorie per dare il senso di profondità, di colore e di luce. Una vera svolta.
In questo modo l'artista può influenzare la percezione ottica di chi osserva l'opera, sfruttando le teorie sul colore.
Fissando lo sguardo su un colore e poi spostando lo sguardo su uno sfondo chiaro, possiamo vedere il suo complementare: contrasto successivo.
Mentre se osserviamo due colori accostati, ogni colore ci porterà verso il suo complementare: contrasto simultaneo. Quindi accostando due colori complementari si fanno risaltare rendendoli più vivaci.

Philipe Otto Runge, pittore e disegnatore, ispirandosi ai lavori di Mayer, aveva  cercato di riprodurre una sfera che comprendesse tutte le possibili mescolanze ottenute dai tre colori primari: rosso, giallo e blu. Pubblicò il suo lavoro nel 1810, ma Seurat lo superò rielaborando il concetto con il suo studio nel 1839.
Naturalmente gli studi condotti in quel periodo mancavano di tutte le nozioni sulla differenza dei colori nella luce e nei pigmenti.
Noi vediamo gli oggetti colorati che riflettono o assorbono la luce e producono di conseguenza l'effetto del colore.
Seurat approfondì i suoi studi accompagnandoli ad un continua ricerca artistica e sperimentando direttamente sulla tavolozza e nei suoi numerosi schizzi.
Fino a giungere ad un uso complessivo del colore che venne preso ad ispirazione non solo dai suoi colleghi dell'epoca, ma anche dai suoi successori.
Le figure verticalizzate, ritte in posa, i colori dosati con estrema cura: qui si può gustare tutto il lavoro di Seurat sul colore, gli accostamenti, la percezione del nostro occhio che spinge a vedere un unico colore dove invece ci sono piccoli "gocce" di colore accostate le une alle altre.
Il pittore compiva uno studio che in questo caso durò due anni per arrivare all'opera compiuta.
Chissà dove sarebbe arrivato se non fosse morto prematuramente a poco più di trent'anni.














Fonti:
http://herve.delboy.perso.sfr.fr/Chevreul.html
http://books.google.fr/books?id=bAgeV-awvDMC&printsec=frontcover&hl=fr&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false
http://en.wikipedia.org/wiki/Philipp_Otto_Runge
http://www.aracneeditrice.it/pdf/843.pdf

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao!
Son passata anche qua =)
Che bell'approfondimento (anche a me piace molto Seurat).
Mi sono ricordata di tanti anni fa, c'era una trasmissione per bambini, mi pare si chiamasse "Solletico", in cui facevano un gioco bellissimo sui colori. Il gioco consisteva nel prendere un famoso quadro, privarlo di ogni colore, e chiedere al concorrente di indovinare, tra i colori di una tavolozza, quali fossero quelli giusti per colorarlo.
La bellezza del gioco stava nel mostrare come un colore apparentemente non presente aveva invece un suo strato e una sua fondamentale importanza.
Chissà se ci sono in giro giochi del genere, non ne ho mai più visti!

Blogghidee - Ximi - ha detto...

Ciao benvenuta!
Si mi ricordo di Solletico! Sai che avevo trovato un giochino on line che era simile alla tua descrizione, se lo ritrovo, lo posto!
Grazie della tua visita ;)

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