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domenica 27 aprile 2014

La diversità e i bambini

Mi ricordo che da bambina c'erano delle regole fisse, inderogabili quando si aveva a che fare con una persona che aveva delle difficoltà:
- non indicare con il dito
- non girarti a fissare con la bocca aperta

ma erano anche piccole accortezze che la mamma ripeteva con aria severa, ma sorriso ammaliatore:
"Se vedi un bambino al parco che se ne sta tutto solo ed isolato, ricordati di invitarlo a giocare con te! Ti piacerebbe che qualcuno ti ignorasse?"

Io guardavo la mamma con occhi curiosi, come sempre e mi immaginavo alle prese con questo bambino che avrei accolto nei miei giochi. A volte ero io la bambina timida in mezzo al gruppo di bulletti, ma queste parole sagge mi hanno sempre accompagnata come punti di forza immensi!
E quante volte ho preso per mano, sorriso e portato a giocare anche i bambini più terribili, il tiratore di sassi, lo sputacchione incallito, il dispettoso imperterrito... mi vien da sorridere. E quanti compagni di gioco timidissimi che respinti erano invece dei  divertenti compagni di gioco ;)

E ogni volta si creava una magia:
la paura per ciò che era diverso svaniva e si trasformava nel desiderio di conoscere e di ascoltare. 

I genitori hanno un ruolo determinante nell'approccio alla diversità, ma non si tratta solo di evidenziare l'handicap della malattia perché le sfumature sono davvero tante e pure il nonno anziano che non ce la fa ad andare a comprarsi il giornale o il vicino che ha l'influenza possono essere occasioni di dialogo e di vicinanza con il prossimo.
Se si abitua alla diversità, la diversità si azzera.

In realtà l'esigenza più incalzante per una persona con una difficoltà è
la richiesta di aiuto.

Non tutti sanno chiedere, per orgoglio, per testardaggine, per caparbietà, perché ancora hanno le forze. Aiutare prima del tempo le persone significa intuire ed essere in ascolto anche di ciò che ci incute paura o disagio.

Quindi la strategia qual è per aiutare i nostri bambini a capire e fare in modo che un domani siano degli adulti sensibili. Secondo il mio modesto parere si possono usare tecniche molto semplici e di buon senso:
dare l'esempio: se critico un atteggiamento sbagliato e ne incoraggio uno corretto, devo saperlo mettere in pratica alla buona occasione.
Creare dei momenti di lettura di testi ad hoc, dai quali possiamo ricavare un buon motivo di dialogo sulle tematiche della diversità. Ma non occorre fare i maestri, se la lettura ad alta voce è coinvolgente sarà il bambino stesso a raccoglierne i frutti, senza ulteriori commenti.
Prendere spunto dalla realtà per far notare cosa è sbagliato e cosa è giusto.
Dimostrare con i fatti che noi stessi siamo presenti e consapevoli quando vediamo cose che non vanno, l'auto parcheggiata sulle strisce pedonali, la moto in mezzo al marciapiede. Senza eccessi e parole sgarbate, solo la giusta osservazione razionale e pacata.

La diversità non deve essere strumentalizzata per fomentare odio verso gli altri, ma per creare occasioni di dialogo e di crescita. Spesso le persone si comportano in modo superficiale, con noncuranza e pigrizia, ma forse se la maggioranza delle persone si coalizzasse in modo assertivo contro alcuni comportamenti certe comportamenti non si ripeterebbero con tanta assiduità.

Quindi i bambini vanno incoraggiati e sostenuti in questo percorso, nel quale finalmente la diversità fa parte del quotidiano e non c'è più la necessità di nascondersi per paura di essere criticati e emarginati.

Così seguendo questo pensiero vi segnalo un bellissimo libro si intitola "Il pentolino di Antonino" Edizioni Kite di Isabelle Carrier.
Il pentolino di Antonino Edizione Kite  Isabelle Carrier 

Il pentolino di Antonino di Isabelle Carrier Edizione Kite 

Un libro molto semplice in realtà con un testo minimo e un disegno essenziale senza sfronzoli e in effetti è proprio così, la diversità non ha suppellettili a cui aggrapparsi, è diretta, immediata e bisogna fare ricorso alle proprie energie per riuscire a conviverci in modo sereno. 

Ma non è solo una questione di farsi accettare dagli altri, spesso la soluzione è nascondersi, chiudersi nel proprio dolore e nel proprio mondo per cercare di sopperire alle mancanze di chi sta intorno, delle parole, degli sguardi, a volte dell'indifferenza.
Ma stare a lungo in silenzio con i propri pensieri non puo' far bene. 

E nella vita, come per magia arriva sempre una persona dal cuore d'oro che bussa alla porta del nostro cuore e ci esprime la sua solidarietà incondizionata: puo' essere una madre o un padre, un fratello o una sorella, un'amica magari anche virtuale, il vicino di casa o un conoscente. 

Rapidamente quel sorriso fugace e quella carezza dell'anima ci risveglia e tutto ciò che poteva sembrare impossibile si rivelerà possibile. 

Il problema di Antonino era il suo pentolino, che trascinava dappertutto e che quindi gli procurava una seria difficoltà con gli altri, nei movimenti e nella sua libertà d'azione. Di per sé non c'era nulla di male, anzi lui era un bambino come tutti gli altri, anche più sensibile e dotato, ma alla fine il pentolino prevaleva sulle sue qualità. 

Nel suo cammino arriva l'anima buona e gentile che lo aiuta a risolvere il suo problema, restituendogli la fiducia e la capacità di affrontare il suo modo di essere e la sua difficoltà. 

Il pentolino rappresenta ogni tipo di diversità, è una metafora grandiosa, che mi ha molto colpita. 



Se capiamo come gestire il nostro dolore e le nostre difficoltà e accettiamo l'aiuto degli altri, tutto si risolve.
Perciò non è soltanto un discorso verso la società, ma anche una trasformazione di chi ha la difficoltà:
- di apertura verso l'altro.
- condivisione del proprio problema con una persona fidata e che ci ami per davvero o che abbia quella sensibilità per comprendere con solidale senso di appartenenza.
- fiducia nelle proprie risorse ed energie interne.
- forza da prendere a piccole gocce da ogni semplice gesto che diventa la salvezza dei propri pensieri e riscoperta di un mondo nuovo e possibile.
- apertura incondizionata verso se stessi.
- allontanamento dei pensieri negativi per lasciar posto a pensieri che lascino spazio all'orizzonte.

Una semplice borsetta aiuterà Antonino a superare il suo disagio e farlo accettare agli altri.
Bellissimo il momento in cui al suo cambio di carattere vi è un cambio da parte degli altri. La comunicazione riprende e la dinamica acquista di nuovo un equilibrio.


La lettura di questo libro potrebbe essere un buon inizio per affrontare l'argomento con i propri bambini e vi assicuro che rimarrete profondamente colpiti dalla semplicità di questo testo e dal suo valore intrinseco. Non servirà dare molte spiegazioni, secondo me la rilettura di un libro puo' essere molto più importante e significativa di una dettagliata e impostata argomentazione da parte di un genitore.

Vedrete che saranno i bambini a chiedervi se avranno domande da porvi e voi rispondete in tutta tranquillità anche con esempi. Anzi mi piacerebbe sapere cosa vi chiedono e come risponderanno ad una lettura così bella e fresca!

Vi rimando ai miei consigli per la lettura delle fiabe, che potrebbero servirvi anche in questo caso.

Questo post contribuisce ad arricchire la Community Love Poetry nell'affrontare temi sulla disabilità e sul confronto nel rispetto dell'altro. Fieri di esserci con il nostro pensiero e modo di agire, consapevoli che e' un percorso in divenire sempre aperto all'analisi. 


6 commenti:

Unknown ha detto...

Mi hai emozionato. È davvero un grande grande post. Hai ragione mi trovo in tutto e x tutto d accordo con te ximi! E grazie davvero nn solo alle mamme ma anche tate possono raccontare questa bella storia a i bimbi. Grazie x il contributo. Bellissimo!

Blogghidee - Ximi - ha detto...

@Tiziana,
grazie per il tuo commento positivo, sono molto contenta abbia riscontrato il tuo favore :)
A presto,

Marco L. ha detto...

MI è piaciuto quando hai detto: "Non tutti sanno chiedere, per orgoglio, per testardaggine, per caparbietà, perché ancora hanno le forze. Aiutare prima del tempo le persone significa intuire ed essere in ascolto anche di ciò che ci incute paura o disagio."
Quando sei sul pullmann a volte hai timore di lasciare il posto a sedere a un anziano, perchè pensi che magari potrebbe offendersi, a volte ti vedono seduto e ti lanciano segretamente maledizioni senza dir nulla, senza sapere che magari sei stato 4 ore in piedi a far lezione, muovendoti avanti e indietro come una trottola, e non ce la fai più, quello che manca è sempre il dialogo.

Marco L. ha detto...

Tra l'altro sono molto indispettito: il tuo blog continua a chiedermi di dimostrare di non essere un robot! Io sono come l'uomo del racconto Acciaio II!

Blogghidee - Ximi - ha detto...

@Marco,
sei sempre molto gentile :D
Si è vero, manca il dialogo, a volte basterebbe anche uno scambio di sguardi, un sorriso per intendersi.

Uhmm ma come guarda che ho tolto l'antispam.. com'è 'sta cosa, capita solo a te... ehehe!!! Incomincio a preoccuparmi ;)

Vivy ha detto...

Bellissimo, incoraggiante ed emozionante. Sei davvero in gamba e dietro le righe si vede il tuo cuore. La famiglia è fondamentale, perchè noi siamo, almeno in parte, ciò che ci hanno insegnato i genitori. La loro influenza secondo me è decisiva, e penso che molti problemi derivino proprio dalla poca sensibilità, o dalla mancanza di tempo che si dedica, in certi casi, alla famiglia, e con il mio lavoro me ne rendo conto in prima persona. Perciò condivido in pieno il tuo post, e basterebbe davvero poco per avere un mondo migliore. L'esempio personale che possiamo portare agli altri, potrebbe sviluppare una catena positiva, ed io lo spero davvero moltissimo. Grazie per questo post!! e un grande bacio :)

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