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lunedì 8 marzo 2010

Fiabe classiche Grimm: POLLICINO


POLLICINO

Tanto tempo fa viveva un povero contadino con sua moglie e avevano entrambi un grande desiderio: avere un figlio. Una sera come tante se ne stavano seduti davanti al focolare, l'uomo attizzava il fuoco e la donna filava. All'improvviso lui disse:

"Com'è triste non avere bambini. In tutte le altre case si sentono le loro voci allegre e piene di gioia, mentre qui è tutto silenzio e tranquillità..."

"Si, come hai ragione." rispose la donna, alzando gli occhi al cielo "se ne avessimo anche uno solo. Piccolo come un pollice della mia mano. Oh! Sarei già felice. Lo ameremmo tantissimo e con tutto il cuore!"

Dopo quelle parole, la donna incominciò a stare poco bene e dopo sette mesi mise alla luce un bambino, perfetto in ogni senso, ma piccino piccino come un pollice della mano.

"Piccino come un pollice. Proprio come lo avevamo desiderato!" dissero entrambi. Così lo chiamarono Pollicino.

Pur non mancandogli cibo buono e vita sana, non cresceva di un centimetro e restò piccino come alla nascita. Divenne un ometto furbo e intelligente, in grado di affrontare ogni difficoltà con giudizio.

Un giorno il padre dovette andare nel bosco a far legna e disse sospirando:


"Ah! Se ci fosse qualcuno che venisse a prendermi con il carro."

"Babbo! Verrò io a prenderti!" esclamò Pollicino sicuro del fatto suo.

Il padre si mise a ridere: "Figliolo, come pensi di riuscirci? Sei troppo piccolo per guidare il cavallo."

"Non importa se sono piccolo. Se la mamma prepara il cavallo e mi mette sul suo orecchio io farò il resto, vedrai!"

"Va bene. Proviamo" disse il padre.

Quando arrivò l'ora, la madre preparò il cavallo e mise Pollicino sull'orecchio dell'animale. Il ragazzo incominciò a urlargli  i comandi per farlo partire:



"Ehi ho! Vai a destra!"
"Ehi hia! Vai a sinistra!

Il cavallo andava come una scheggia ed eseguiva alla lettera gli ordini del ragazzo. Mentre lui gli gridava nell'orecchio "Ehi ho! Ehi ho!" perché andasse a destra, arrivarono due forestieri:



"Guarda lì, compare." disse uno di loro "un cavallo che ha un cocchiere invisibile...! Ma dov'è?"

"C'è qualcosa  che non va..." disse l'altro "seguiamo il cavallo per vedere dove va..."

Intanto il carro se ne andò dritto dritto nel bosco. Pollicino vide suo padre ed esultò dalla gioia:

"Avete visto? Sono riuscito a portarvi il carro! Ora mettetemi giù."

Il padre fu molto felice di vederlo, prese le redini del cavallo con la sinistra e tirò giù il figlio con la destra, che si sedette su un filo di erba.

I due forestieri non potevano credere ai loro occhi. Ma chi era quell'omino così piccolo? Subito dopo però, si misero a confabulare tra loro:



"Senti, se ci comprassimo quell'ometto, potremmo farci i soldi a palate! Tutti verrebbero a vederlo! Cosa ne dici?"
L'altro approvò e così parlarono con il contadino.



"Buon uomo, ci vendereste quell'omino? Starà bene con noi."

"No. Non lo venderei nemmeno per tutto l'oro del mondo" rispose il padre, "E' mio figlio: la radice del mio cuore!"

Ma Pollicino, udendo quei discorsi, si arrampicò sulla giacca del padre e gli sussurrò all'orecchio: "Padre, vendimi pure. E non ti preoccupare, perché io tornerò da te. Vedrai."

Il padre allora lo diede a quei due per una moneta d'oro.

"Dove vuoi metterti a sedere?" gli chiesero.
"Potrei mettermi nella tesa del cappello, così potrò passeggiare su e giù e non mi annoierò." Rispose Pollicino.
Essi lo accontentarono e quando Pollicino ebbe congedato suo padre, se ne andarono via. Camminarono fino all'imbrunire, allora il piccolino disse:

"Tiratemi pur giù, ho bisogno di fare un bisognino..."

"Non preoccuparti" rispose l'uomo che lo portava sul cappello "anche gli uccellini ogni tanto fanno cadere qualcosa sul mio cappello!"

"No" insistette Pollicino "so ben io cosa devo fare. Tiratemi giù, presto!"

L'uomo allora prese il cappello e lo mise in terra, il piccolino si mise a saltellare tra l'erba e si intrufolò tra le zolle, strisciando fino a che non arrivò nella tana di un topo, cadendoci dentro: era proprio quello che stava cercando!

"Buona sera, signori miei! Ora potete anche andarvene senza di me!" urlò Pollicino prendendoli in giro.

Quelli lo cercarono dappertutto e con l'aiuto di un bastoncino frugarono nella tana del topo per cercare di prenderlo, ma Pollicino andava sempre più in fondo e visto che si era fatta notte fonda i due forestieri dovettero lasciar perdere, pieni di rabbia e senza niente fra le mani.

Finalmente Pollicino poteva uscire dalla tana del topo!

"E' pericoloso camminare per i campi al buio..." pensò fra sè "potrei farmi male."

Per fortuna trovò il guscio di una lumaca e si coricò dentro:
"Meno male, qui potrò dormire al sicuro!"

Poco dopo, mentre cercava di addormentarsi sentì due uomini parlare tra loro, avevano brutte intenzioni, uno diceva all'altro:

"Dobbiamo trovare un modo per rubare l'oro e l'argento del parroco!"

Pollicino disse urlando: "Ve lo dico io come fare!"

"Chi è la? Chi è stato a parlare?" disse uno di loro impaurito, rimanendo in silenzio per sentire ancora quella vocina.

"Sono io che ho parlato." proseguì Pollicino "portatemi con voi e vi aiuterò."
"Ma dove sei?"
"Cercate per terra e seguite la mia voce." rispose.

I ladri lo trovarono e quando lo videro scoppiarono a ridere.

"Tu? Piccolo come sei! Come credi di poterci aiutare?"

"Vedete l'inferriata della finestra? Io entro da lì e dopo vi passo tutto l'oro del parroco dalla finestra."

I due si guardarono sorpresi e dissero: "Va bene, potremo anche provare."
Quando arrivarono alla casa del parroco, Pollicino sgaiattolò subito dentro in casa e subito si mise a gridare:



"ALLORA VOLETE PRENDERE TUTTO QUELLO CHE TROVATE QUI?"

"Parla piano, altrimenti svegli qualcuno... Ti sentiranno!"

Ma Pollicino faceva finta di non sentirli e continuava ad urlare:

"NON HO CAPITO! VOLETE TUTTO QUELLO CHE C'E' QUI?"

La cuoca, che dormiva nella stanza di sopra, sentì del trambusto e si mise a sedere sul letto, in ascolto per sentire cosa stesse accadendo.

I ladri impauriti erano scappati indietro, poi ripresero coraggio pensando che il piccolino volesse prenderli in giro, così si riavvicinarono alla finestra:
"Ora piantala di scherzare e butta fuori qualche cosa..."

Di nuovo Pollicino gridò, ancora più forte di prima:



"VI DARO' TUTTO, TENDETE LE MANI!"

Stavolta la cuoca sentì chiaramente le voci, corse giù dalle scale ed entrò nella stanza.
I ladri fuggirono a gambe levate. La donna accese un lume per rischiarare la camera, perlustrò ogni angolo, ma non trovò nulla, così tornò a letto pensando di aver sognato. Intanto Pollicino si era nascosto nel fienile e si preparò un bel giaciglio per dormire. Avrebbe riposato fino a mattina e poi si sarebbe messo in viaggio per tornare dai suoi genitori.

Ma le avventure non erano ancora finite! Non mancano difficoltà e affanni a questo mondo!

La serva del parroco si alzò di buon'ora e come tutte le mattine diede da mangiare alle bestie: una bella falciata di fieno... e quale prese? Proprio il mucchietto dove dormiva Pollicino, che dormiva così sodo che non si accorse di nulla. E si svegliò nella bocca di una mucca, che se l'era mangiato con il fieno.

"Ma dove sono finito?" disse al risveglio "Come ci sono finito dentro la mangiatoia?"
Meno male che comprese subito dove si trovasse e fu molto scaltro ad evitare i denti della bestia, ma finì lo stesso giù, in fondo allo stomaco.

"Che stanza buia, senza finestre." Brontolava il piccolino, non gli andava affatto di essere finito nello stomaco della mucca, che per giunta continuava a mangiare e al povero Pollicino cascava in testa altro fieno, così lo spazio diventava sempre più stretto.

Impaurito gridò: "NON DATEMI PIU' FIENO! NON DATEMI PIU' FIENO!"
La serva che stava per mungere la bestia, riconobbe subito la voce, era la stessa che aveva sentito la notte,  si spaventò  così tanto che cadde a terra con la sedia e rovesciò tutto il latte. Subito corse dal parroco, gridando come una forsennata: "LA MUCCA PARLA! LA MUCCA PARLA!"

"Sei forse impazzita!" disse il parroco, ma poi andò a vedere di persona.

Non appena mise piede nella stalla, Pollicino gridò di nuovo:


"NON DATEMI PIU' FIENO! NON DATEMI PIU' FIENO!"

Il parroco si spaventò e pensando che ci fosse uno spirito malvagio, decise di far uccidere l'animale. La mucca fu macellata, ma lo stomaco fu gettato nel letamaio.

Pollicino cercava di uscire da quel posto, strisciando con gran fatica, ma proprio quando stava per mettere il naso fuori, gli capitò un'altra disgrazia.

Un lupo affamato si mangiò in un solo boccone tutto lo stomaco.

Pollicino non si perse d'animo e pensò: "Forse riuscirò a convincere il lupo a fare quello che voglio."
Così gli urlò: "Senti lupo. Io so dove potresti mangiare qualcosa di veramente buono"

"E dove?" chiese il lupo incuriosito.

Pollicino allora gli spiegò per filo e per segno la strada per arrivare a casa dei genitori.



"Qui troverai una cantina piena di carne, lardo, focacce e tantissima carne..."

Il lupo si leccava già i baffi e corse come un matto per arrivare alla casa.
Entrò nella cantina come gli aveva detto Pollicino.
Mangiò le salsicce, il lardo, le focacce e la carne, mangiò così tanto che divenne grosso, così grosso che non riusciva più a passare dalla porta dalla quale era entrato.
Proprio su questo contava Pollicino, che allora si mise a fare un gran baccano dentro la pancia del lupo, urlando e strepitando.
"Smettila! Svegliarai tutti!" protestava il lupo.
"E' proprio quello che voglio!"
Il padre e la madre si svegliarono e finalmente corsero giù in cantina a vedere, con cautela guardarono attraverso una piccola apertura della porta.
Quando videre il lupo si precipitarono a prendere l'uno una falce e l'altro un'ascia.
"Stai dietro a me!" disse l'uomo ed entrò nella cantina "se non riesco a farlo fuori al primo colpo, pensaci tu."

Pollicino riconobbe la voce del padre e subito urlò:



"Padre, sono io Pollicino! Sono nascosto nella pancia del lupo!"

"Santo Cielo! Caro Pollicino! Ti abbiamo ritrovato" esultò dalla gioia l'uomo.
Disse alla donna di mettere via la falce, per non fare del male al figliolo.
Subito diede un colpo secco in testa al lupo, che cadde a terra stecchito. Dopo aprirono la pancia all'animale e ne tirarono fuori il tanto amato figliolo.

"Figlio mio" disse il padre "sapessi come siamo stati in pensiero per te!"
"Lo so, padre mio" rispose Pollicino "ho girato il mondo e me ne sono successe di tutti i colori, ma per fortuna l'ho scampata!"

"Ma dov'eri finito?" chiese il padre.

"Ah! Padre, sono stato in una tana di un topo, nella pancia di una mucca, nello stomaco di un un lupo ed ora finalmente sono tornato a casa e resterò con voi..."

"E noi non ti venderemo per tutto l'oro del mondo!" risposero i genitori.

Allora abbracciarono e baciarono il loro amato Pollicino, gli prepararono da bere e da mangiare e bei vestiti nuovi, perché i suoi erano tutti sgualciti dal viaggio.


                                     Riadattamento by Ximi

Questa fiaba è qui per merito di una richiesta di un lettore... Spero di averti accontentato. Ciao e a presto...! By Ximi


Le parole difficili:

In questa bella fiaba ci sono alcune parole difficili, che ho segnato con un bel colore violetto, qui di seguito c'è un piccolo dizionario con i significati delle parole e le alternative più semplici se i vostri bambini sono molto piccoli.

Attizzare il fuoco: accendere il fuoco o ravvivarlo.
Giudizio:  buon senso, saggezza.
Cocchiere: chi guida il carro.
Confabulare: parlare in segreto, bisbigliare.
Sussurrare: parlare pianissimo, parlare sottovoce (consiglio: leggendo questa frase sussurratela, così il bambino capirà subito il significato del termine).
Tesa del cappello: parte superiore del cappello che gira intorno alla base.
Congedare: salutare.
Imbrunire: farsi sera, scendere la notte, calare la notte, diventare scuro, tramonto.
Trambusto: confusione, baraonda, gran rumore.
Rischiarare: fare luce, illuminare.
Perlustrare: controllare, esaminare con molta attenzione.
Giaciglio: letto, cuccia, posto dove dormire.
Scaltro: furbo, astuto.
Forsennata: matta, agitata, delirante.
Strepitare: urlare, gridare come matti.
Cautela: prudenza, accortezza.
Stecchito: morto.
Scampare: salvarsi, sfuggire, cavarsela.
Sgualcito: rovinato, spiegazzato, sciupato.

































2 commenti:

utente anonimo ha detto...

Piena di colpi di scena questa fiaba.
Ciao

Ximi ha detto...


Vero?!  Un po' come nella vita, l'importante alla fine, è riuscire a cavarsela... Ciao.  By Ximi

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