Risorse

Divertiti a cercare tra le risorse gratuite selezionate per i bambini.Continua...

Lavagne per disegnare

Tante risorse freeby per disegnare e sperimentare.Continua...

Tutorial grafica

Tanti piccoli tutorial semplici sulla grafica pensati per i bimbi Continua...

Fiabe

Fai conoscere al tuo bambino le fiabe classiche ed entra nel magico mondo in punta di piedi. Continua...

mercoledì 16 novembre 2011

Il pescatore e sua moglie

Il pescatore e sua moglie

C’erano una volta un pescatore e sua moglie che abitavano in una casa misera e brutta, una vera stamberga. Ogni giorno il pescatore andava a pescare e per tanto tempo questa fu l’unica sua occupazione.
Un giorno però accadde qualcosa di strano. Il pescatore se ne stava lì, come ogni dì ad aspettare che alla lenza abboccasse un pesce e osservava l’acqua limpida e ferma. Guardava e guardava la superficie del mare.
Finalmente un pesce abboccò e tirò giù la lenza e tirava, tirava… Il pescatore felice come non mai, sollevò il pesce e vide un grosso rombo.
E il rombo incominciò a parlare: “Ti scongiuro, lasciami andare. Io non sono un pesce, ma un povero principe sotto incantesimo. Lasciami vivere, ti prego. Non sono neanche tanto buono da mangiare. Che ti importa di me? Lasciami andare…”
“Un rombo che parla! Ti avrei lasciato andare comunque… Vai allora.” E lo lasciò libero. Prese tutti i suoi attrezzi e tornò a casa. Appena entrò la moglie gli chiese: “Che cosa hai pescato oggi?”
“Oh niente, solo un rombo che parla. Non era un rombo davvero, ma un principe stregato che mi ha pregato di lasciarlo libero.”
“E tu? Che cosa hai fatto?” chiese lei.
“L’ho lasciato andare.”
“Ma perché? Potevi chiedergli qualcosa, guarda qui, noi viviamo in questa misera casa, se è davvero un principe stregato potrà accontentare un tuo desiderio. In fin dei conti gli hai risparmiato la vita. Chiedigli se può darci una piccola capanna. Vai e vedrai che non ti dirà di no.”
L’uomo non era molto convinto, ma la moglie insistette così tanto che l’uomo borbottando si incamminò. Il cielo però non era più limpido e terso come prima e quando arrivò anche il mare era verde e dorato.

“Rombo, rombo che vieni dal mare
torna su ad ascoltare,
mia moglie non tace più
vuole sempre ancora e di più!”


Il rombo venne su subito e gli chiese “Che vuoi pescatore?”
“Oh scusami mio caro rombo, ma mia moglie vorrebbe una piccola capanna, perché ora viviamo in un una brutta stamberga. Ci devi un favore, io ti ho lasciato vivere.”
“Vai a casa. La capanna c'è già!” disse il rombo e scomparve da dove era venuto.
L’uomo si incamminò verso casa e il cielo si era fatto grigio. Appena arrivò vide subito la capanna e la moglie soddisfatta, stava seduta su una bella panchetta. Entrarono e la moglie gli disse:
“Ora stiamo meglio.”
All’interno era proprio carina, c’era la cucina con la stufa, un bel tavolo di legno e una camera dove dormire con un comodo lettuccio e una dispensa capiente. Dietro la casa c’era un bel giardinetto con un orticello e un’aia con le galline. Finalmente possedevamo un’abitazione confortevole.
“E’ proprio bello!” disse la donna contemplando la sua nuova casetta.
“Si, ora vivremo felici, come ci meritiamo.”
“Sì vedrà…” rispose la moglie pensierosa.
Tutto andò bene e i due sposi trascorsero qualche settimana veramente contenti, poi un giorno la moglie disse:
“Questa casa è un po’ stretta. Il giardino è piccolo. Potremmo chiedere al rombo se ci dà una casa più grande, con un giardino più bello. Un castello, ad esempio andrebbe bene. Vai dal rombo e chiediglielo!”
“Un castello? No! Non ha senso. In questa capanna stiamo benissimo, non ci manca nulla. Non posso andare a chiedergli anche questo, non mi darebbe retta. Ha già fatto tanto per noi.” Rispose l’uomo.
“Voglio un castello. Vai dal rombo e chiediglielo. In fondo gli hai risparmiato la vita. Non può dirti di no.”
“Il rombo se la prenderà… gli ho appena chiesto la capanna.” Disse l’uomo.
“Io voglio il castello. Vai. Vai e chiediglielo!”
L’uomo andò, brontolando e continuando a ripetere che non era giusto, che il rombo si sarebbe offeso, ma intanto camminava e il cielo sopra la sua testa era ancora più grigio e l’aria un po’ frizzantina. L’acqua del mare era violacea e pesante, ma ancora tranquilla e calma.

"Rombo, rombo che vieni dal mare
torna su ad ascoltare,
mia moglie non tace più
vuole sempre ancora e di più!"

Il rombo salì a galla e chiese di nuovo: “Cosa c’è pescatore?”
“Oh rombo!” disse l’uomo titubante “mia moglie vuole un castello…”
“Vai a casa, il castello c'è già!” gli disse il rombo e scomparve nel mare.
Il pescatore si incamminò verso casa e vide un enorme castello e la moglie che lo aspettava davanti al portone. Lo condusse dentro e gli mostrò con orgoglio l’atrio gigantesco e la scalinata che portava al piano superiore. Il pavimento era di marmo e riluceva, dai soffitti si ammiravano lampadari di cristallo, alle pareti erano appesi specchi dalle cornici d’oro e tappezzerie riccamente decorate. Su ogni stanza tavoli d’oro imbanditi con le pietanze più squisite e tantissime sedie per gli ospiti e in ogni stanza c’erano servitori. Dalle finestre si ammirava un giardino immenso con filari d'alberi, fiori e alberi da frutto.
Dietro la casa c’era una stalla e una scuderia con i cavalli più belli e le carrozze più eleganti.
Insomma c’era tutto quello che una persona potesse desiderare.
“Guarda! E’ bellissimo!” esclamò la donna.
“Si. Ora saremo contenti per sempre.” Rispose l’uomo.
“Sì vedrà…” disse lei pensierosa.
La mattina seguente la donna si alzò di buon ora e si mise alla finestra ad osservare il meraviglioso paesaggio, i monti e le vallate e pensò fra sé:
“Potremmo essere il re di tutto questo splendore…” poi si voltò verso il marito e lo svegliò con una gomitata sul fianco:
“Pensa che bello sarebbe se fossimo il re di tutto questo regno. Vai dal rombo e chiediglielo. Voglio essere re!”
L’uomo assonnato e preso di soprassalto la guardò impietrito e rispose prontamente:
“No! Non posso. Non voglio essere un re. Guarda che bel castello abbiamo…”
“Lo voglio io. Voglio essere re. Vai. Vai dal rombo e chiediglielo. Non potrà dirti di no.” Insistette la donna.
“Ma non posso…” disse lui impensierito.
“Perché non puoi. Vai, vai e chiediglielo!”
L’uomo si vestì e ripeteva fra sé che non era giusto, perché il rombo aveva già fatto tanto per loro. Ma intanto camminava per arrivare al mare e il cielo si era fatto ancora più cupo e l’acqua del mare era torbida, agitata e puzzava di marcio.

"Rombo, rombo che vieni dal mare
torna su ad ascoltare,
mia moglie non tace più
vuole sempre ancora e di più!"

Il rombo salì a galla e gli chiese: “Cosa c’è pescatore? Cosa vuole ancora?”
“Vuole diventare re…” rispose l’uomo.
“Vai a casa, lo è già.” Disse il rombo e scomparve nel mare.
L’uomo tornò a casa, il castello era diventato grandissimo, con i soldati di guardia e i trombettieri immobili sui lati del portone. C’era un’altissima torre e un fossato che circondava tutto il castello. Ma la moglie dov’era? Entrò, tutti i pavimenti erano di marmo lucenti, ad ogni parete c’erano enormi arazzi e tappezzerie in ogni angolo del palazzo. Scalinate di cristallo e lampadari d'oro puro e così pure ogni pomello delle porte e perfino le stoviglie per mangiare. Finalmente vide la moglie, era seduta su un trono di diamanti al centro della sala, aveva in testa una corona d’oro e in mano lo scettro, anch’esso d’oro, al suo fianco vi erano una schiera di damigelle dalla più alta alla più piccola, tutte finemente vestite.
“Sei un re!” le disse l’uomo.
“Si. Sono un re!” rispose lei fiera.
La osservò a lungo e poi le disse: “Ora che sei re, sarai felice e non potrai più volere nient’altro!”
Ma lei rispose subito: “No, non è così. In realtà non sono contenta. Non mi basta, mi annoio. Vai dal rombo e chiedigli di farmi diventare imperatore…”
L’uomo rimase sconcertato e le ripeteva: “Non è possibile! Sei appena diventata re e vuoi essere imperatore?”
“Si, non ne posso più. Vai e chiediglielo! Io sono il re e tu sei mio marito, vai!”
“Il rombo non potrà riuscirci. Di imperatore ce n’è uno soltanto!”
“Non è vero. Se è riuscito a farmi re potrà farmi anche imperatore. Vai e chiediglielo!”
L’uomo andò, ma si ripeteva che non era giusto, il rombo si sarebbe arrabbiato ad una pretesa così grande. L’aria era fredda e il cielo plumbeo, il mare poi aveva un colore nero e sembrava bollire talmente era agitato. Il pescatore era molto impaurito, ma chiamò ugualmente il rombo:

"Rombo, rombo che vieni dal mare
torna su ad ascoltare,
mia moglie non tace più
vuole sempre ancora e di più!"


“Cosa vuole ancora?” chiese il rombo.
“Mia moglie vuole essere imperatore…” disse lui.
“Vai a casa.” Disse il pesce “lo è già!” e scomparve nel mare.
L’uomo tornò a casa e il castello di prima era tutto di marmo, splendente come uno specchio, sui muri brillavano decorazioni e fregi straordinari.
Il giardino era immenso, con tanti laghetti e cigni che nuotavano liberi. Lungo le colline saltellavano cerbiatti e su ogni angolo vi erano alberi secolari, frutteti e giardini colmi di fiori. Sulle stradine bianche marciavano schiere di soldati e la banda musicale suonava scandendo i passi degli uomini.
Ma la moglie dov’era? Era di nuovo seduta su un trono, ma questa volta era alto fino al soffitto, tutto d’oro, in mano teneva lo scettro
pieno di diamanti e pietre preziose, in testa aveva una corona tutta d’oro alta come tre braccia. Sui due lati c’era una schiera di cavalieri tutti in riga dal più alto come un gigante al più piccolo come un mio mignolo. Principi e principesse, duchi e duchesse, tutti stavano davanti all’imperatore e si inchinavano ad un suo cenno di capo.
L’uomo la osservò a lungo, poi disse: “Ora sei imperatore… sarai contenta.”
“Si, sono imperatore.” Rispose lei, poi continuò “ma non credere che sia finita, ora voglio diventare papa! Vai dal rombo e chiediglielo. Io sono tua moglie e sono imperatore e tu sei mio marito e il rombo non potrà dirti di no.”
“Non puoi diventare papa. Di papa ce n’è uno solo. Il rombo si arrabbierà; non lo può fare.”
“Perché no? Se mi ha fatto diventare imperatore, potrà farmi papa. Vai, voglio diventare papa. Adesso, subito! Vai e chiediglielo!” disse lei presa dall’inquietudine e dall’agitazione.
“Ma sei appena diventata imperatore!” esclamò lui.
“E allora? Vai…”
L'uomo andò e aveva le gambe che non lo reggevano, l’aria si era fatta pungente e il vento soffiava impetuoso, il cielo ai lati era nero come la pece, ma al centro era ancora un po' azzurro. L’uomo sempre più impaurito, camminava a stento, ma riuscì ad arrivare fino alla riva del mare. Le onde erano altissime e le acque torbide e grigie. Si fermò e disse:

"Rombo, rombo che vieni dal mare
torna su ad ascoltare,
mia moglie non tace più
vuole sempre ancora e di più!"


“Cosa vuole ancora?” chiese il rombo che era salito a galla.
“Ah sapessi!” disse lui alzando gli occhi al cielo “vuole diventare papa…”
“Vai a casa” disse il rombo “e vedrai che è già papa.” E scomparve nel mare.
Quando tornò a casa, vide al posto del castello di marmo una chiesa con il campanile e intorno cento palazzi. Cercò la moglie all’interno e fu abbagliato dalle luci, ma ecco che la vide: era vestita con un lungo abito d’oro e sedeva su un trono d’oro alto tre miglia e in testa aveva tre enormi corone d’oro. Una schiera di preti e di re si inchinavano dinanzi a lei, mentre una fila di candele dalla più spessa alla più sottile erano in fila sui lati del trono.
Il marito si avvicinò con cautela e la ammirò a lungo, poi le disse: “Moglie ora sei il papa… Non puoi diventare di più!”
Lei non rispose né si mosse di un millimetro, poi disse: “Si vedrà…”
Finalmente andarono a letto, ma la donna non riusciva a dormire, si girava e rigirava tra le coperte e le lenzuola di seta e non si dava pace. Pensava e ripensava a cosa avrebbe potuto desiderare ora che era diventata papa. Il pensiero di non avere altro da desiderare la faceva star male.
L’uomo invece dormì bene, stanco di tutte le corse fatte per accontentare la moglie.
La donna si tormentava e non dormì per tutta la notte pensando a cos’altro potesse diventare.
All’alba si mise ad osservare il sole che sorgeva con tutto il suo splendore e fra sé pensò:
“Potrei anche far sorgere il sole…sarebbe bello.”
Si mise a saltare di gioia e urlando svegliò il marito a gomitate: “Ora so cosa voglio ancora! Voglio decidere quando sorge il sole… Voglio diventare come Dio!”
L’uomo ebbe un sussulto nel letto, non poteva credere alle sue orecchie: “No e poi no! Non puoi diventare come Dio, toglitelo dalla testa. Smettila! Sei già papa.”
Ma la donna urlava e si dimenava e ripeteva senza sosta: “Voglio diventare come Dio, non posso più vivere al pensiero che non posso decidere niente, ma devo stare qui a guardare. Va dal rombo e chiediglielo. Chiedigli di farmi diventare come Dio!”
L’uomo si inginocchiò di fronte alla donna: “Moglie mia, pensaci, il rombo non può farlo. Ti ha fatto re, imperatore, papa, ma non può farti diventare Dio. Rientra in te. Accontentati di essere papa. Guarda, hai tutto quello che una persona può desiderare.”
Ma ella gli rivolse uno sguardo terrificante e gli disse:
“No, no! Voglio essere come il buon Dio! Non ce la faccio al pensiero di non poter far sorgere il solo io stessa. Vai subito dal rombo.”
L’uomo pur di farla smettere si avviò verso la riva del mare. L’aria era fredda e un vento violento ostacolava l’uomo nel suo cammino, crollavano gli alberi e la sabbia della spiaggia si alzava in enormi mulinelli infilandosi dappertutto. Il cielo era nero come la pece così come l’acqua del mare e le due cose sembravano una sola, lampi e tuoni rimbombavano terribili e minacciosi. L’uomo non riusciva a stare in piedi, ma si trascinò fino alla riva del mare. Dovette urlare a squarciagola per farsi sentire dal rombo:

"Rombo, rombo che vieni dal mare
torna su ad ascoltare,
mia moglie non tace più
vuole sempre ancora e di più!"


“Ancora tu? Cosa vuole adesso!” chiese il pesce.
“Ah rombo! Sapessi…” tentennò l’uomo “vuole diventare… come Dio…”
“Vai a casa… e vedrai” disse il rombo e scomparve nel mare.
All’improvviso il cielo tornò terso come ai vecchi tempi e pian piano tutte le nuvole color pece scomparvero, il mare ritornò calmo e tranquillo e un odore di salmastro dolce si diffuse lieto nell’aria.
L’uomo si riassestò e si rimise in cammino per tornare a casa. Quando si avvicinò rivide la moglie nella vecchia stamberga, seduta sulla vecchia sedia… e ancora adesso vivono lì, il buon pescatore e sua moglie.


                                     Riadattamento by Ximi

Le parole difficili:

In questa bella fiaba ci sono alcune parole difficili, che ho segnato con un bel colore violetto, qui di seguito c'è un piccolo dizionario con i significati delle parole e le alternative più semplici se i vostri bambini sono molto piccoli.

Stamberga: casa brutta, topaia, catapecchia, baracca.
Cielo Limpido: un cielo pulito, azzurro, sereno.
Cielo terso: un cielo chiaro, pulito, limpido.
Aria frizzantina: si dice quanto l'aria è pungente, che punge dal freddo e dà una sensazione di freddo molto forte.
Titubante: una persona che non sa cosa deve decidere e cosa fare. Indeciso.
Scuderia: insieme di locali che fanno da stalla ai cavalli e dove si mettono anche tutti gli attrezzi per il loro allevamento.
Soprassalto: balzo, scatto improvviso. Quando una persona fa un movimento all'improvviso. Se la mamma ti sveglia al mattino alzando la radio a tutto volume... Tu fai un soprassalto!
Fossato: lunga buca scavata tutt'intorno al castello. Serviva anche come protezione dall'attaco di possibili nemici.
Arazzo: tessuto per decorare le pareti, fatto a mano con disegni molto belli.
Tappezzeria: carta o tessuti con i quali si rivestono mobili o pareti della casa.
Finemente: si dice di una cosa fatta con molta cura, nei dettagli e in modo raffinato.
Fregio: decorazione a forma di fascia. Ornamento.
Pretesa: richiesta che si vuole ad ogni costo, per forza e con ostinazione. La maggior parte delle volte si "vuole a tutti costi" ciò che non è giusto.
Plumbeo: di un colore grigio scuro.
Inquietudine: ansia, agitazione, non essere tranquilli.
Pungente: riferito all'aria, s'intende aria fredda dà la sensazione di pungere, pizzicare la pelle.
Impetuoso: riferito al vento, significa un vento forte, violento.
A stento: camminare a stento, significa camminare con grande fatica, con difficoltà. Attento però perché la parola "stento" da sola significa sofferenze, patimenti.
Abbagliato: quando guardiamo una fonte di luce molto forte, rimaniamo abbagliati da quella luce.
Sussulto: movimento del corpo dovuto ad una emozione che non ci aspettavamo, ad esempio una sorpresa. Sinonimo: sobbalzo, scatto.
Dimenare: agitarsi; muovere di qua e di là.
Mulinello: vortice formato dal vento o dall'acqua. Il vortice sai cos'è? E' un movimento rotatorio di aria o acqua, che può creare, appunto, i famosi mulinelli di sabbia. Li hai mai visti in spiaggia?
Tentennare: si dice di una persona che è molto dubbiosa e non sa che fare. Così tentenna, non osa dire quello che vuole fare. Sinonimi: essere indeciso, dubbioso, incerto, esitare.






0 commenti:

Posta un commento

 
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...